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Il premier: "Mi
rincresce che il dramma antico sia stato trasformato in una commedia degli
equivoci"
Berlusconi su polemiche Ronconi
"Governo non conosce censura"
Giulietti (Ds): "Sgombreranno i
teatri con la forza?"
Il regista: "Si è creato un caso sproporzionato"
ROMA - Una commedia degli equivoci più
che un dramma antico. Uno spiacevole fraintendimento: ecco quello che è
veramente successo ieri a Siracusa secondo Silvio Berlusconi. Il premier è
intervenuto direttamente nella polemica sulle scenografie "saltate"
nella rappresentazione della commedia di Aristofane "Le rane" al
teatro greco di Siracusa: secondo la denuncia del regista Luca Ronconi, le facce
del presidente del Consiglio, di Fini e di Bossi non sono salite sul palco per
suggerimento di Gianfranco Miccichè, responsabile di Forza Italia in Sicilia.
Un equivoco, spiega oggi il premier che spiega di aver letto "con
rincrescimento che a Siracusa il dramma antico si è trasformato in una commedia
degli equivoci".
E che di equivoco si tratta è chiaro perché, insiste Berlusconi, "il
governo, tutto il governo non sa neanche cosa sia la censura. Personalmente, mi
preoccupa anche l'autocensura a dispetto". Dunque nessun suggerimento e
tantomeno nessuna pressione vuol essere fatta su Ronconi che, come spiega
Berlusconi, è "un artista da tutti apprezzato per il suo lavoro
teatrale". Il presidente del Consiglio anzi si augura che il regista
"rimetta subito al suo posto quel ritratto di tiranno in salsa
aristofanea". E chiarisce: "certo che non mi assomiglia, ma l'arte ha
il diritto di scegliere, e di sbagliare, i suoi bersagli".
Mentre Berlusconi cerca di attenuare le polemiche, la sinistra insorge.
L'episodio di Siracusa, secondo il deputato dei Ds Giuseppe Giulietti,
"conferma che le aggressioni ai Biagi, ai Santoro, ai Benigni, ai Freccero,
ai sondaggisti sgraditi, tanto per fare qualche esempio, non erano e non sono
fatti isolati, ma corrispondono ad una cultura delle liste di proscrizione che
ormai sta caratterizzando una parte della sedicente Casa della Libertà".
Proseguendo di questo passo, ha concluso Giulietti, "quando avremo il
piacere di poter ammirare l'uso della forza per sgomberare cinema, concerti e
teatro?".
Da Miccichè, intanto, arriva un'altra versione dei fatti: "Non ho mai
chiesto a Ronconi di rimuovere le caricature dalla scena del teatro greco dove
rappresenta Aristofane", ha spiegato il viceministro negando di avere
esercitato alcuna pressione o di avere pensato a un atto di "censura",
ma conferma di ritenere Ronconi un "teatrante". "Dirò di più",
ha continuato Miccichè, "se Ronconi toglie le caricature dalla scena
dimostra solo di essere lontano da Aristofane".
"Io - ha affermato il vice ministro - mi sono preso il diritto di criticare
un lavoro che non mi piace e che anzi definisco povero".
Dallo stesso Ronconi, un tentativo di smorzare la polemica: "La scelta che
io, il direttore del Piccolo, il direttore dell'Inda, abbiamo fatto di non
utilizzare alcuni elementi scenografici non è stata determinata da
censura" ha detto oggi il regista. La loro eliminazione dalla scenografia,
spiega il regista, "è stata dettata dalla possibilità di chiassate".
"Sono sicuro che se il presidente del Consiglio fosse stato qui, sarebbe
stato il primo a riderci sopra", ha aggiunto il regista, secondo cui
"si è creato un caso sproporzionato". Ronconi ha definito "un
atto civile" le dichiarazioni del presidente Berlusconi, ma conferma che le
tre caricature non saranno più rimontate in scena: "Se li rimettessi,
ammetterei che è stato un caso di censura o di autocensura".
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