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La Repubblica, Roma, 20 maggio 2002

Il premier: "Mi rincresce che il dramma antico sia stato trasformato in una commedia degli equivoci"
Berlusconi su polemiche Ronconi "Governo non conosce censura"
Giulietti (Ds): "Sgombreranno i teatri con la forza?"
Il regista: "Si è creato un caso sproporzionato"

ROMA - Una commedia degli equivoci più che un dramma antico. Uno spiacevole fraintendimento: ecco quello che è veramente successo ieri a Siracusa secondo Silvio Berlusconi. Il premier è intervenuto direttamente nella polemica sulle scenografie "saltate" nella rappresentazione della commedia di Aristofane "Le rane" al teatro greco di Siracusa: secondo la denuncia del regista Luca Ronconi, le facce del presidente del Consiglio, di Fini e di Bossi non sono salite sul palco per suggerimento di Gianfranco Miccichè, responsabile di Forza Italia in Sicilia. Un equivoco, spiega oggi il premier che spiega di aver letto "con rincrescimento che a Siracusa il dramma antico si è trasformato in una commedia degli equivoci".

E che di equivoco si tratta è chiaro perché, insiste Berlusconi, "il governo, tutto il governo non sa neanche cosa sia la censura. Personalmente, mi preoccupa anche l'autocensura a dispetto". Dunque nessun suggerimento e tantomeno nessuna pressione vuol essere fatta su Ronconi che, come spiega Berlusconi, è "un artista da tutti apprezzato per il suo lavoro teatrale". Il presidente del Consiglio anzi si augura che il regista "rimetta subito al suo posto quel ritratto di tiranno in salsa aristofanea". E chiarisce: "certo che non mi assomiglia, ma l'arte ha il diritto di scegliere, e di sbagliare, i suoi bersagli".

Mentre Berlusconi cerca di attenuare le polemiche, la sinistra insorge. L'episodio di Siracusa, secondo il deputato dei Ds Giuseppe Giulietti, "conferma che le aggressioni ai Biagi, ai Santoro, ai Benigni, ai Freccero, ai sondaggisti sgraditi, tanto per fare qualche esempio, non erano e non sono fatti isolati, ma corrispondono ad una cultura delle liste di proscrizione che ormai sta caratterizzando una parte della sedicente Casa della Libertà". Proseguendo di questo passo, ha concluso Giulietti, "quando avremo il piacere di poter ammirare l'uso della forza per sgomberare cinema, concerti e teatro?".

Da Miccichè, intanto, arriva un'altra versione dei fatti: "Non ho mai chiesto a Ronconi di rimuovere le caricature dalla scena del teatro greco dove rappresenta Aristofane", ha spiegato il viceministro negando di avere esercitato alcuna pressione o di avere pensato a un atto di "censura", ma conferma di ritenere Ronconi un "teatrante". "Dirò di più", ha continuato Miccichè, "se Ronconi toglie le caricature dalla scena dimostra solo di essere lontano da Aristofane".

"Io - ha affermato il vice ministro - mi sono preso il diritto di criticare un lavoro che non mi piace e che anzi definisco povero".

Dallo stesso Ronconi, un tentativo di smorzare la polemica: "La scelta che io, il direttore del Piccolo, il direttore dell'Inda, abbiamo fatto di non utilizzare alcuni elementi scenografici non è stata determinata da censura" ha detto oggi il regista. La loro eliminazione dalla scenografia, spiega il regista, "è stata dettata dalla possibilità di chiassate". "Sono sicuro che se il presidente del Consiglio fosse stato qui, sarebbe stato il primo a riderci sopra", ha aggiunto il regista, secondo cui "si è creato un caso sproporzionato". Ronconi ha definito "un atto civile" le dichiarazioni del presidente Berlusconi, ma conferma che le tre caricature non saranno più rimontate in scena: "Se li rimettessi, ammetterei che è stato un caso di censura o di autocensura".


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